Artrocentesi mandibolare
Obiettivi: Rivedere gli studi clinici randomizzati sull’artrocentesi per la gestione dei disturbi temporomandibolari (TMD) e discutere le implicazioni cliniche.
Metodi: Il 10 marzo 2019 è stata effettuata una ricerca sistematica di articoli rilevanti pubblicati negli ultimi 20 anni in PubMed, così come in Scopus, nelle biblioteche personali degli autori e nelle liste di riferimento degli articoli inclusi. La domanda principale era: Nei pazienti con TMD (P), l’artrocentesi dell’ATM (I), rispetto a qualsiasi trattamento di controllo (C), fornisce risultati positivi (O)?
Risultati/conclusioni: Sono stati inclusi trenta articoli che confrontavano l’artrocentesi dell’ATM con altri protocolli di trattamento in pazienti con spostamento del disco senza riduzione e/o blocco chiuso (n = 11), artralgia dell’ATM e/o derangements interni non specifici (n = 8), o osteoartrite dell’ATM (n = 11). In generale, la consistenza dei risultati è stata scarsa a causa dell’eterogeneità dei disegni degli studi, e quindi è richiesta cautela nell’interpretazione delle meta-analisi. In sintesi, si può suggerire che l’artrocentesi della ATM migliora la funzione della mascella e riduce i livelli di dolore, e l’esecuzione di più sessioni (da tre a cinque) è superiore a una singola sessione (effect size = 1,82). Gli studi di confronto offrono risultati incoerenti, con la possibile eccezione della constatazione che le stecche sono superiori nella gestione del dolore dell’ATM (effect size = 1,36) rispetto all’artrocentesi, sebbene questa conclusione sia tratta da studi molto eterogenei (I2 = 94%). L’uso aggiuntivo di cortisone non è efficace per migliorare i risultati, mentre il posizionamento di acido ialuronico o plasma ricco di piastrine può avere un valore aggiuntivo secondo alcuni studi.
Il tipo di intervento, la presenza basale di un versamento alla risonanza magnetica e la diagnosi specifica dell’Asse I non sembrano essere importanti predittori di efficacia, suggerendo che, come in molti campi della medicina del dolore, gli sforzi per identificare i predittori dell’esito del trattamento dovrebbero concentrarsi più sul paziente (per esempio, età, compromissione psicosociale) che sulla malattia.